Il comparto della pesca siciliana attraversa una fase di profonda crisi dettata da innumerevoli causali non solo endogene al sistema. La politica peschereccia ha registrato una battuta d’arresto negli ultimi due anni a causa di scelte di indirizzo politico nazionale che hanno allontanato il settore dai tavoli di confronto che contano. La filiera della pesca nazionale ha puntato, negli anni scorsi su politiche di investimento che hanno fortemente penalizzato la pesca siciliana a vantaggio della piscicoltura del Nord penalizzando i livelli occupazionali. Basterebbe pensare all’ingente flusso di importazioni di prodotto ittico necessario per soddisfare la domanda interna di consumo.
La Pesca siciliana per dati strutturali rappresenta circa il 30% dell’intera flotta peschereccia nazionale, e ciò nonostante la riduzione di naviglio attivata a seguito della crisi provocata dall’innalzamento di alcune voci si costo come il gasolio che incidono per più del 50% sul bilancio dell’impresa ittica. Le unità da pesca iscritte nei Compartimenti Marittimi siciliani sono complessivamente 3674 (fonte Dipartimento Regionale pesca – anno 2007) per un tonnellaggio (GT) pari a 73.820 di cui il 70/ opera nella piccola pesca artigianale ed il 30% nella media/grande pesca (quasi la totalità iscritte nel Compartimento Marittimo di Mazara del Vallo, nonché Sciacca,, Porto Palo di Capo Passero). I natanti da pesca per il 68% registrano una vetustà superiore a 20 anni, per il 24/ superiore a 15 anni e la rimanente parte inferiore a 10 anni. Gli addetti iscritti nei Registri della Gente di Mare preso le Capitanerie di Porto sono circa 8.000. L’UGL non può sottrarsi da una responsabilità istituzionale che è quella di contribuire con gli strumenti a disposizione al rilancio del comparto a garanzia dei livelli occupazionali e del miglioramento delle generali condizioni di lavoro del personale imbarcato e di quello operante a terra negli impianti di lavorazione e trasformazione dei prodotti ittici. Il ruolo della O.S. è fondamentale in un settore regolamentato da un Contratto che prevede la compartecipazione agli utili da parte del marittimo imbarcato. Ciò significa che il personale tutto partecipa ai rischi d’impresa, in un settore che si fonda sull’ìincertezza dei ricavi dovuti alla particolarità dell’attività economica: la cattura di specie ittiche ad elevato valore commerciale in un mare sempre meno pescoso e sempre più ingolfato dal passaggio di navi mercantili di grandi dimensioni con notevole rischio di incidenti e da Stati frontalieri che unilateralmente tracciano la propria Zona Economica Esclusiva ( ZEE) in barba alle convenzioni internazionali (vedi il caso della Libia). L’UGL è l’O.S. che fonda la propria azione a sostegno del lavoratore, in tal senso ha in corso di elaborazione un pacchetto di proposte per il rilancio dell’intera filiera della pesca partendo proprio a monte del processo: la salvaguardia della categoria della gente di mare che rappresenta l’anello debole del sistema. E’ allo studio un disegno di legge regionale il cui impianto normativo modernizzi il settore dal punto di vista regolamentare e gestionale attraverso lo snellimento delle procedure burocratiche e l’individuazione di un regime di aiuti compatibili con lo Strumento comunitario della pesca denominato FEP (entrato in vigore il 04/09/2006 ed adottato con Regolamento del 27/03/2007) e ridefinisca il ruolo del personale imbarcato in termini di sistema di incentivi economico-giuridici che migliorino, anche dal punto di vista contrattuale, le condizioni complessive di lavoro. Occorre rilanciare la questione della modernizzazione del settore per garantire un futuro occupazionale in regime di sicurezza dato che il naviglio siciliano è il più vetusto d’Europa con ovvie ripercussioni sulla sicurezza in mare.
Molto si deve e può farsi per dotare la Sicilia di strumenti moderni derivanti dal Piano Strategico Nazionale che possano restituire ai siciliani il primato della mediterraneità della pesca.
L’UGL è pronta a vincere la scommessa con il sostegno dei marittimi, veri protagonisti del successo di un settore strategico per l’economia complessiva della Regione Siciliana.
La Pesca siciliana per dati strutturali rappresenta circa il 30% dell’intera flotta peschereccia nazionale, e ciò nonostante la riduzione di naviglio attivata a seguito della crisi provocata dall’innalzamento di alcune voci si costo come il gasolio che incidono per più del 50% sul bilancio dell’impresa ittica. Le unità da pesca iscritte nei Compartimenti Marittimi siciliani sono complessivamente 3674 (fonte Dipartimento Regionale pesca – anno 2007) per un tonnellaggio (GT) pari a 73.820 di cui il 70/ opera nella piccola pesca artigianale ed il 30% nella media/grande pesca (quasi la totalità iscritte nel Compartimento Marittimo di Mazara del Vallo, nonché Sciacca,, Porto Palo di Capo Passero). I natanti da pesca per il 68% registrano una vetustà superiore a 20 anni, per il 24/ superiore a 15 anni e la rimanente parte inferiore a 10 anni. Gli addetti iscritti nei Registri della Gente di Mare preso le Capitanerie di Porto sono circa 8.000. L’UGL non può sottrarsi da una responsabilità istituzionale che è quella di contribuire con gli strumenti a disposizione al rilancio del comparto a garanzia dei livelli occupazionali e del miglioramento delle generali condizioni di lavoro del personale imbarcato e di quello operante a terra negli impianti di lavorazione e trasformazione dei prodotti ittici. Il ruolo della O.S. è fondamentale in un settore regolamentato da un Contratto che prevede la compartecipazione agli utili da parte del marittimo imbarcato. Ciò significa che il personale tutto partecipa ai rischi d’impresa, in un settore che si fonda sull’ìincertezza dei ricavi dovuti alla particolarità dell’attività economica: la cattura di specie ittiche ad elevato valore commerciale in un mare sempre meno pescoso e sempre più ingolfato dal passaggio di navi mercantili di grandi dimensioni con notevole rischio di incidenti e da Stati frontalieri che unilateralmente tracciano la propria Zona Economica Esclusiva ( ZEE) in barba alle convenzioni internazionali (vedi il caso della Libia). L’UGL è l’O.S. che fonda la propria azione a sostegno del lavoratore, in tal senso ha in corso di elaborazione un pacchetto di proposte per il rilancio dell’intera filiera della pesca partendo proprio a monte del processo: la salvaguardia della categoria della gente di mare che rappresenta l’anello debole del sistema. E’ allo studio un disegno di legge regionale il cui impianto normativo modernizzi il settore dal punto di vista regolamentare e gestionale attraverso lo snellimento delle procedure burocratiche e l’individuazione di un regime di aiuti compatibili con lo Strumento comunitario della pesca denominato FEP (entrato in vigore il 04/09/2006 ed adottato con Regolamento del 27/03/2007) e ridefinisca il ruolo del personale imbarcato in termini di sistema di incentivi economico-giuridici che migliorino, anche dal punto di vista contrattuale, le condizioni complessive di lavoro. Occorre rilanciare la questione della modernizzazione del settore per garantire un futuro occupazionale in regime di sicurezza dato che il naviglio siciliano è il più vetusto d’Europa con ovvie ripercussioni sulla sicurezza in mare.
Molto si deve e può farsi per dotare la Sicilia di strumenti moderni derivanti dal Piano Strategico Nazionale che possano restituire ai siciliani il primato della mediterraneità della pesca.
L’UGL è pronta a vincere la scommessa con il sostegno dei marittimi, veri protagonisti del successo di un settore strategico per l’economia complessiva della Regione Siciliana.
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