mercoledì 3 febbraio 2010
PESCA DEL TONNO ROSSO: IN SICILIA È CRISI PER UN COMPARTO STORICO. E ORA ARRIVA LA MORATORIA PER UN ANNO
Via libera alla moratoria: la pesca del tonno rosso rimarrà bloccata per un anno in Italia. Lo ha approvato il 1° Febbraio la Commissione consultiva centrale della pesca e dell’acquacoltura presieduta dal sottosegretario del ministero delle Politiche agricole Antonio Bonfiglio.
In pratica ci sarà il congelamento di oltre il 70% delle quote destinate all’Italia per il 2010, pari a circa 1.500 tonnellate assegnate al sistema a circuizione, considerato a più alto impatto ambientale. "Si tratta di una sorta di riserva nazionale – ha spiegato Bonfiglio - che abbiamo voluto costruire oggi in attesa dell’evoluzione della situazione che rispetta le esigenze un po’ di tutti".
Si spera che in questo anno il tonno rosso, che ha un tempo di riproduzione molto lungo (circa 2 anni) possa ripopolare le acque del Mediterraneo; e che la stessa pesca, quando riaprirà i battenti, sia più remunerativa per i pescatori.
Il tonno rosso non è solo il re della cucina siciliana. La sua pesca, la lavorazione, la trasformazione e la commercializzazione, dà lavoro ad un enorme comparto. Sono diciassette i titolari delle quote per la pesca del tonno rosso in Sicilia; la regione rappresenta da sola il 40% del comparto in Italia. Ma la crisi si fa sentire. Su cinque licenze per allevamento di tonni, solo due fanno riferimento ad aziende operative. Queste aziende, “New Eurofish” di Castellammare del Golfo (TP) e “Pescazzurra” di Milazzo (ME) dispongono di grossi impianti che permettono di ottenere il fissaggio degli animali pescati. Entrambe le aziende hanno avuto nel periodo d’oro (fino a due, tre anni fa) produzioni superiori ai 3.500 esemplari; ma Pescazzurra a causa della scarsità del pescato, nel 2008 è rimasta al palo. “Un dato davvero preoccupante – dichiara Guido Maggio, presidente dell’Associazione Nazionale Allevatori Tonnieri - perché di fatto in tutta Italia ormai restano solo due impianti di allevamento del tonno attivi. Se consideriamo che ogni impianto nel pieno della sua attività dà lavoro a cinquanta persone, si capisce perché parliamo di crisi…”. Gli allevamenti restano in attività da Giugno, quando i tonni pescati vengono condotti nelle gabbie, a Novembre, quando si tiene la mattanza, al termine della fase di ingrasso. “Ma anche l’unico impianto aperto, quello della ditta New Eurofish, non lavora molto – continua Maggio – anzi, da due anni è semivuoto”. A cosa è dovuta la crisi? “Alla restrizione dettata dalle norme comunitarie e al crollo dei prezzi del Giappone, che era il primo paese importatore di tonno rosso”.Fino ad un paio di anni fa in Giappone un chilo di tonno congelato era pagato anche 5000 yen. Oggi non si arriva ai 1000. Perché? “Semplicemente – dice Maggio – si sono organizzati con l’allevamento, con dei proprio impianti. Non hanno restrizioni né vincoli, e immettono sul mercato un tipo di pescato che è abbastanza simile al tonno rosso”.
Ma le ansie per il comparto siciliano non sono di certo finite con la moratoria decisa dal Ministero dell’Ambiente. A breve (a Doha, nel Qatar, dal 13 al 25 Marzo) si riunirà la Convenzione delle Nazioni Unite sul commercio internazionale delle specie selvatiche minacciate d' estinzione (Cites). E la decisione della messa al bando della pesca del tonno rosso è tra le 40 proposte all'esame dei 175 Paesi membri. Attualmente il tonno rosso non gode di protezione, ed è stato il Principato di Monaco a proporre il divieto totale del commercio internazionale di questo pesce.
La Commissione Europea già aveva provvisoriamente raccomandato agli Stati membri di “attuare la proposta del Principato di Monaco di considerare il tonno rosso a rischio estinzione e quindi introdurlo nella lista delle specie per le quali è vietata la commercializzazione in base alla convenzione internazionali sul commercio delle specie in pericolo”. Era dovuto intervenire il Governo, per chiedere il consenso di Portogallo, Spagna, Malta e Grecia e Francia e costituire un “blocco di minoranza” in seno ai 27 Paesi membri dell’UE.
La vicenda è complicata, perché da un lato il tonno rosso è effettivamente a rischio estinzione, dall’altro lato non si può vietarne la pesca (non fosse altro per le ragioni storiche, culturali, antropologiche, che stanno alla base di questa attività) e proprio dai siciliani non è mai venuta alcuna forma di pesca intensiva del tonno rosso. Il tonno rosso è diminuito nel Mediterraneo del 74% fra il 1957 e il 2007 (nell’Atlantico è diminuito dell’83% fra il 1970 e il 2007). La sua scomparsa va addebitata alle tonnare volanti e agli altri sistemi illegali di pesca che fanno razzia di tonni, anche molto piccoli, nel Mediterraneo.
In Sicilia la pesca del tonno rosso avviene tradizionalmente quando il tonno è “di corsa”, è cioè nella sua piena maturità, quando raggiunge il suo peso massimo, e passa dalle coste siciliane. Oggi, invece, la pesca intensiva che si pratica al largo delle coste della Sicilia fa incetta di tonni abbastanza piccoli, impedendone la riproduzione.
Le nuove tonnare volanti usufruiscono di reti lunghe 1700 metri e profonde 400. I pescatori, con l'ausilio di elicotteri e radar, individuano i branchi di tonni in alto mare tutto l'anno con assoluta precisione, li circondano con enormi gabbie che lentamente vengono trainate vicino alla costa.
Dichiara l’Assessore Regionale Titti Bufardeci: “ Siamo consapevoli che nel prossimo futuro dovranno essere compiute delle scelte sostenibili con la tutela l’ecosistema marino. Ogni decisione va presa tenendo ben presente la complessità degli scenari di riferimento. Il futuro della pesca, e non solo in Sicilia, è direttamente collegato alle scelte di modernità che sapremo compiere per far sì che lo sfruttamento delle risorse avvenga in condizioni sostenibili dal punto di vista economico, ambientale e sociale”.
Anche Antonio D’Alì, senatore, presidente della Commissione Territorio e Ambiente, è scettico sul tentativo dell’Unione Europea di vietare la pesca del tonno. Per D'Alì la pesca, come praticata da secoli nel bacino del Mediterraneo non rappresenta un rischio per la specie del tonno rosso: “In particolare il sistema delle "tonnare fisse", introdotto in Sicilia nel X secolo, ha dimostrato di poter assolvere nei secoli al ruolo di mantenimento di quello straordinario equilibrio tra uomo e ambiente marino”.
Il problema dunque non è il tonno in sé, ma il sistema di cattura. Da un lato le tonnare fisse, dall’altro, come dicevamo, le tonnare volanti, per la quasi totalità armate da operatori non mediterranei e dotate di sofisticate apparecchiature di intercettazione dei branchi nelle immediate vicinanze di Gibilterra.
D’Alì ci ha provato in tutti i modi, a sostenere le ragioni dei pescatori. Lo scorso Ottobre ha regalato all’Ambasciatore del Principato di Monaco in Italia Philippe Blanchi, una dozzina di scatolette assortite: ventresca, tarantello, tranci di tonno. Prodotti della industria conserviera trapanese, rigorosamente sotto olio d’oliva e, soprattutto, tonno pescato nella zona Fao 37, cioè nei mari del bacino del Mediterraneo.
L'80 per cento del tonno pescato nel mar Mediterraneo è destinato all'esportazione e il periodo di pesca è molto breve (dal 15 maggio al 15 giugno). A ciascun Paese della Comunità europea è quindi assegnata una quota massima di pescato: se lo stock di tonni è in pericolo o le quote di pescato vengono raggiunte prima della scadenza del 15 giugno, la Comunità europea sospende la pesca. Le modalità di pesca sono, peraltro, rigidamente stabilite dalla disciplina comunitaria che prevede la presenza a bordo dei pescherecci di un osservatore comunitario e l'obbligo di sbarcare il pescato soltanto in certi porti, sotto il controllo costante delle autorità marittime competenti.
L'indiscriminata attività di pesca esercitata dalle tonnare volanti ha consentito che si prelevasse la stragrande quantità di prodotto, determinando la chiusura delle tradizionali tonnare fisse (Favignana, la regina delle tonnare, da tre anni dopo millenni non pesca più, così come da pochi anni anche Capo Passero e Marzamemi, resta sola in attività Carloforte) e riducendo sensibilmente la pur già moderata attività della piccola flotta mediterranea.
Secondo Giuseppe Messina, Segretario regionale Ugl Agroalimentare Sicilia “ci sono a rischio 800 lavoratori occupati nelle aziende, lungo la filiera, con un fatturato di almeno 60 milioni di euro”.
L'Iccat (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas) è l'organismo intergovernativo internazionale responsabile per la gestione e conservazione dei tonnidi nell'Atlantico settentrionale e nei mari adiacenti, compreso il Mediterraneo. Si è riunito a Ottobre in Brasile . E non ha portato buone nuove per il comparto pesca siciliano. Si è deciso di ridurre del 32% la quota di cattura del tonno rosso nel Mediterraneo e nell'Atlantico Occidentale. "Si continua a colpire un settore produttivo e si lascia colpevolmente radicare la pesca illegale che, senza alcun controllo, continua a sottrarre risorse e credito ai pescatori onesti" ha commentato Giovanni Basciano, vice presidente nazionale e responsabile siciliano di Agci Agrital.
Per le organizzazioni ambientaliste, WWF Italia e Lav, per le quali la pesca del tonno rosso è da vietare “per salvare una specie prossima al collasso commerciale, anticamera di una possibile estinzione e per salvare un’attività di pesca tradizionale ed industriale di notevole importanza economica e culturale”.
In particolare, gli ambientalisti, prevedono un “declino drammatico della popolazione di tonni entro i prossimi due anni”. E ritengono essenziale lo stop per salvare la specie e il comparto: “Il tonno rosso del Mediterraneo non deve essere più depauperato dal mercato del sushi giapponese, mentre in Italia si consumano tonni provenienti dall’Oceano Indiano, Atlantico e Pacifico”.
La notizia del tentativo di bloccare la pesca del tonno rosso è pioggia sul bagnato a Mazara del Vallo, città della flotta peschereccia più grande d’Italia, ed aggiunge ansia ad un comparto, quello della pesca, già provato da altre vicende: l’aumento dei costi di armamento, l’aggressiva concorrenza estera della commercializzazione del pesce, il rischio di sequestri (due solo nell’ultima stagione estiva). Il comparto vive ore di ansia, anche per la difficoltà della congiuntura. Le statistiche parlano chiaro: nell’ultimo decennio del secolo trascorso le esportazioni di pesce trasformato sono aumentate dal valore di 9 milioni di euro del 1993 ai 22 milioni di ‘99, per arrivare ai 43 milioni del 2002. Da quell’anno però la tendenza si è invertita, e nel 2004 è stato esportato pesce trasformato per 28,8 milioni di euro, trend confermato dall’Istat sino al 2008. “Bisogna disarmare le tonnare volanti – dichiarano alcuni pescatori di lunga esperienza a Mazara del Vallo – perché sono loro che hanno effetti negativi nell’ecosistema del nostro mare. L'esperienza dimostra purtroppo che una sola imbarcazione giapponese, con una sola calata, realizza un pescato pari a quello di un anno di attività di tutti i pescatori di tonno rosso di Mazara del Vallo”.
tratto da: www.marsala.it
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