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martedì 30 marzo 2010

CONSIGLIO REGIONALE DELLA PESCA: PRESENTATO MEMORANDUM PESCA


Si pubblica, di seguito, il "MEMORANDUM PESCA" presentato nel corso della seduta straordinaria del Consiglio Regionale della Pesca alla presenza della Commissione Pesca del Parlamento Europeo.
Il Documento contenente le proposte per il Parlamento Europeo è stato redatto da Ugl Agroalimentare Sicilia di concerto con Federcoopesca Sicilia ed il Rappresentante della pesca artigianale in Sicilia.

PARLAMENTO EUROPEO COMMISSIONE PESCA

CONSIGLIO REGIONALE PESCA

Seduta Straordinaria


MEMORANDUM PESCA


Palazzo dei Normanni


Palermo, 30 marzo 2010


INDICE


1. Il quadro di riferimento ….. 3

2. Alcune considerazioni critiche e prospettiche …..3

3. Appunti e proposte su specifici attrezzi da pesca …..5

4. Conclusioni e saluti …..7


1. IL QUADRO DI RIFERIMENTO

Nel ”Rapporto annuale di esecuzione del FEP” emanato nel giugno 2009 dalla Direzione Generale della pesca marittima e dell’acquacoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è emerso come l’attuazione dell’Asse 1 nel corso del 2008 non è stata completa e non ha coinvolto tutte le misure contenute nel Programma Operativo e previste dal Fondo Europeo della Pesca.
Le cause di questo ritardo nel dare completezza all’avvio dell’Asse 1 sono state addebitate alla grave situazione di emergenza in cui versava la flotta da pesca italiana a causa del caro gasolio per le enormi difficoltà riscontrate nel rendere economicamente appetibili ed immediatamente fruibili le misure diverse da quella di arresto temporaneo.
La crisi del gasolio, infatti, ha reso necessario un intervento tempestivo e prioritario da parte della Pubblica Amministrazione, in coerenza e con il supporto garantito con il Reg. (CE) n. 1198/2006 e con il Reg. (CE) n. 744/2008, che desse immediato supporto agli operatori del settore evitando la fuoriuscita dal settore a causa del fallimento della loro attività economica.
A tal uopo, il Rapporto ha sottolineato che la flotta da pesca italiana non ha alcuna somiglianza con quelle dei Paesi nordici e continentali dell’Unione Europea in quanto è costituita per la gran parte da piccole imbarcazioni la cui attività si regge su equilibri economici molto più fragili e sensibili agli shock avversi come il caro gasolio.
In un Paese come l’Italia le misure che potevano costituire un sostegno agli operatori del settore hanno quindi dovuto avere necessariamente una corsia preferenziale rispetto alle altre.
Anche volendo attribuire un peso relativo a quella che si presentava come un’emergenza
nazionale non bisogna comunque dimenticare che il successo dell’attuazione di una misura
dipende da molteplici fattori ed il principale di essi è l’appetibilità economica della misura
stessa.
Il quadro descritto dal Rapporto del MIPAF evidenzia alcuni limiti nella strategia adottata dall’UE negli scorsi anni sul Mediterraneo, incapace di invertire una caduta a picco della redditività delle imprese di pesca con un innalzamento della fuoriuscita dei lavoratori dalla filiera ittica.

2. ALCUNE CONSIDERAZIONI CRITICHE E PROSPETTICHE

E’ per queste considerazioni che rivendichiamo un cambio di rotta della politica comunitaria nel Mediterraneo.
I contenuti della Politica Comune della Pesca che regolamenteranno la filiera su tutto il territorio europeo dovranno essere incentrati sulle misure socio-economiche combinate a quelle di conservazione delle risorse del mare.
L’uomo in quanto lavoratore deve essere posto al centro delle dinamiche decisionali, siamo consapevoli della necessità di regolamentare lo sforzo di pesca, ma occorre, rispetto alle scelte del passato da parte dell’UE che hanno prodotto scarsissimi effetti, assegnare pari dignità alla garanzia di un reddito equo e sostenibile per il pescatore e la propria famiglia.
La politica di arresto definitivo è condivisibile nella misura in cui saranno parallelamente individuate altrettante misure di supporto e sostegno al reddito con indubbi sacrifici in termini di impegno finanziario da parte dell’UE.
Dietro ogni demolizione di una imbarcazione da pesca si cancella la storia di un gruppo umano altamente specializzato ed il mestiere di tanti decenni, con la conseguente necessità di trovare una risposta al pescatore disoccupato.
Ecco perché accanto alla scelte di conservazione delle specie ittiche e di tutela dell’ambiente marino occorre introdurre strumenti efficaci di contrasto alle nuove forme di povertà come l’ammortizzatore sociale per 12 mesi, estensibile a 24, accompagnato da una concreta politica attiva del lavoro attraverso percorsi di orientamento, formazione e riqualificazione del pescatore licenziato allo scopo di ricollocarlo nel settore o incentivarlo ad altra forma di occupazione.
E’ in tale direzione che esprimiamo serie perplessità in ordine al mantenimento di una massiccia politica di arresto definitivo dell’attività di pesca, attesa la mancanza di chiarezza sull’utilizzo di strumenti di supporto al reddito dei pescatori licenziati e di ricollocazione con adeguati percorsi di orientamento e riqualificazione professionale, nonché di un piano straordinario di investimento verso natanti ad basso impatto ambientale ed altamente tecnologici e verso impianti a terra (trasformazione, acquacoltura, etc.) per la standardizzazione delle produzioni ittiche certificabili.
La pesca siciliana è soffocata non solo dalle restrizioni comunitarie ma anche dalla scarsa informazione, dalla mancanza di politiche formative in favore dei nostri pescatori siciliani che no reggono il confronto con i propri colleghi europei; oltre alla carenza di incentivi di natura creditizia e fiscale (credito d’imposta, etc.) . L’attuale applicazione di norme molto restrittive sulle quote di pescato, sulle modalità e tempi di pesca, hanno contribuito ad amplificare le conseguenze di una crisi strisciante sia per la classe imprenditoriale che, conseguentemente per i lavoratori dipendenti.
in merito alla pesca illegale occorre attivare mezzi efficaci di contrasto al fenomeno che danneggia non solo in termini socio-economici il settore, ma anche per l’impatto sul delicato sistema marino.
Intanto è opportuno applicare le norme sulla tracciabilità del prodotto anche all’attività di pesca dei diportisti, i quali potrebbero essere obbligati ad iscriversi in un apposito albo tenuto presso le Regioni, nonché rispettare le misure minime di sicurezza.
La gestione, attraverso i Piani di gestione della fascia costiera, dei tratti di mare affidati a Consorzi di pescatori con la presenza di diportisti potrebbe essere uno strumento di contrasto al fenomeno della illegalità.


3. APPUNTI E PROPOSTE SU SPECIFICI ATTREZZI DA PESCA

Che il settore stia attraversando un periodo di crisi profonda oramai questo è sotto gli occhi di tutti ma che l’emanazione di alcuni Regolamenti Comunitari hanno di fatto segnato la fine delle Imprese di Pesca di tutto il Meridione d’Italia, questa sembra sia una cosa voluta.
Precisiamo “sembra” perché sarebbe assurdo pensare che chi decide sulle sorti del futuro della pesca Comunitaria non abbia contezza di quali ripercussioni possa avere nel tempo una decisione rispetto ad un’altra sulle sorti delle imprese e delle migliaia di lavoratori del mare.
E’ chiaro e lampante davanti a tutti che a distanza di dodici anni dall’emanazione del Regolamento 1239/98 (attrezzo ferrettara definita quale rete da posta derivante ai sensi dell’art.11 dello stesso regolamento) questo non abbia fatto altro che generare disoccupazione e illegalità dovuta alla disperazione degli operatori del settore.
Che si sia esagerato nei tempi passati, riferendoci agli operatori, è sicuramente un dato di fatto ma chiudere completamente e fare fallire il settore della Pesca costiera è un assurdo.
Il riferimento va a quanti impiegano l’attrezzo cosiddetto “Ferrettara” che anno dopo anno hanno visto svanire la possibilità di risorsa economica a favore delle circa 400 imprese di pesca e purtroppo anche dei circa 2.000 pescatori che di fatto oggi rischiano il proprio posto di lavoro. Penso proprio che nel meridione questo non sia possibile, soprattutto se si esaminano i dati sulla disoccupazione e sulla crescita.
La limitazione imposta dal Regolamento sopra citato non nasce da una valutazione di impatto sulle specie protette, anche perché su questo tipo di attrezzo nessuno studio è stato finora attuato, ma si è voluto procedere sulla scorta di informazioni infondate che hanno dato vita all’emanazione dell’allegato VIII che vieta la cattura di talune specie ittiche ivi compreso il Pesce Spada.
Sarebbe stato utile e più consono un apposito studio su questo attrezzo per verificare quale incidenza lo stesso abbia nei confronti della specie protetta che dai pescatori è sempre stata salvaguardata.
Approfittiamo di questo momento di confronto per trasmetterVi quelle che sono le sensazioni sempre più concrete che oggi gli operatori del settore della pesca costiera avvertono e cioè quelle che se non si mette mano ad una rivisitazione di quel Regolamento vedrà ancora di più costrette le nostre Imprese di Pesca a licenziare i propri dipendenti riducendo i costi del personale e quindi di gestione per non chiudere l’attività patrimonio culturale delle marinerie.

A questo punto formuliamo delle richieste, certi che ne farete un buon uso:

1) Avviare un progetto di ricerca sull’attrezzo cosiddetto “Ferrettara” che ne determini una volta e per tutte quale incidenza lo stesso abbia nei confronti delle specie protette facendo salire a bordo dei nostri pescherecci i Commissari UE oltre la ricerca scientifica a Voi gradita;

2) Portare la lunghezza della rete a 5.000 metri con maglia 180 mm poiché sarebbe antieconomico sotto questa soglia di lunghezza;

3) I limiti di pesca per le miglia dalla costa devono essere quelle autorizzate in Licenza di pesca per ogni imbarcazione;

4) L’eliminazione dell’Allegato VIII, che ha dell’assurdo poiché rende completamente inutilizzabile detto attrezzo;

5) In attesa che si completi lo studio di settore sull’uso dell’attrezzo cosiddetto “Ferrettara”, prevedere una deroga all’allegato VIII per la cattura del pesce spada, del tonno e dell’alalunga per un periodo limitato tra il 1° maggio ed il 31 luglio.

I problemi certo non finiscono qui c’è da far constatare anche il fallimento che la Politica Europea ha avuto nell’emanazione del Regolamento n. 1967 del 21 dicembre 2006 del Mediterraneo che non ha saputo coinvolgere i ns. vicini paesi Africani che di fatto continuano con la loro Politica di pesca lasciando a noi i divieti imposti dai ns. Regolamenti che hanno allargato, i divieti imposti dall’allegato VIII al Regolamento 1239/98, anche ai cosiddetti “attrezzi da posta”.
Questo in sintesi ha significato che i nostri vicini di casa mediterranei pescano liberamente i prodotti ittici a noi vietati dai Regolamenti come per esempio il Pesce Spada e noi compriamo da loro quello che una volta pescavamo.
Insomma, oltre il danno la beffa.
Aggiungiamo a quanto evidenziato ciò che sta accadendo intorno alla pesca del Tonno che ha di fatto messo in crisi ancora di più chi usa gli attrezzi “Palangaro”, “Arpione” e “Lenze” che non avendo quota Tonno sono diventati anche loro illegali.
Ci si chiede quanto incide in una stagione di pesca la cattura del Tonno sull’attività svolta dalla piccola pesca?
Come si può considerare alla stregua delle altre attività la pesca con “Arpione” effettuata dalle FELUCHE (uniche al mondo tra Scilla – Bagnara Calabra e Messina)?
Gli interrogativi posti spingono alla necessità di dovere ragionare anche intorno all’attività di cattura delle FELUCHE e attuare politiche di salvaguardia per salvare dalla crisi anche queste Imprese di pesca che, di fatto, basano su questo tipo di cattura, in via esclusiva, la loro attività.


Formuliamo le nostre proposte in merito:

1) Riconsiderare le quote tonno a favore dei Palangari;

2) Aumentare le quote accidentali e non assoggettarle all’osservanza degli sbarchi autorizzati;

3) Dare la possibilità alle feluche di catturare senza limiti il tonno vista l’esigua quantità che ogni una di loro può pescare durante la stagione di pesca. Di fatto questo tipo di imbarcazioni lavora 5 mesi l’anno andando per il rimanete periodo in disarmo.
4) Introdurre precisi divieti alla pesca sportiva di cattura, sbarco e commercializzazione del tonno.

L’impianto complessivo del Regolamento per i Controlli all'attività di pesca 1010/2009, adottato il 22.10.09 e pubblicato sulla G.U. della UE, n. L 280 del 27 ottobre 2009 sembra commisurato alle esigenze delle imprese medio grandi della filiera, mentre in realtà il nostro indotto si qualifica per realtà microimprenditoriali; le quali vanno sostenute e tutelate
La pesca illegale, in particolare, sottrae risorse ingenti a quella legale e professionale depauperando senza controllo gli stocks ittici, falsando il sistema d'acquisizione dei dati di pesca e catturando esemplari sottotaglia e di specie protette o a rischio d'estinzione.Inoltre, immette nel mercato clandestino pesce al di fuori dei controlli e degli adempimenti sanitari, amministrativi e fiscali.Gran parte di questa situazione (che, a seconda della specie, incide anche sino al 20%) è dovuta anche alla presenza di bandiere di comodo nel Mediterraneo e alle attività di lobbyes internazionali specie per i grandi pelagici.


4. CONCLUSIONI E SALUTI

In conclusione, occorre che l’UE, attraverso il Commissario alla pesca, compia lo sforzo di riscrivere le regole poste a governo delle scelte economico-politiche non solo in materia finanziaria ma anche e soprattutto in tema di politiche sociali e del lavoro, ponendo al centro delle scelte i valori e la mediterraneità della pesca, guardando al partenariato con i Paesi del Magreb.
Il processo di cambiamento dovrà essere incentrato sulla qualità delle scelte, attraverso percorsi condivisi e incentrati sul dialogo sociale eticamente sostenibile.
La tutela del lavoro deve costituire il paradigma sul quale costruire politiche europee coerenti con la Strategia di Lisbona che mirino ad introdurre modelli di sviluppo solidali ed incentrati sul complessivo miglioramento della qualità di vita dei lavoratori.
E’ necessario modernizzare l’industria agroalimentare, ed al suo interno la pesca, attraverso l’innovazione tecnologica dei processi, l’internazionalizzazione dei prodotti e la valorizzazione delle fasce costiere in un percorso complessivo di rilancio della pesca artigianale incentrato sulla riscoperta del valore antropologico,turistico ed enogastronomico della risorsa mare.
Occorre incentivare la lotta contro le frodi, contro il lavoro irregolare, migliorando le condizioni di sicurezza dei pescatori operanti a bordo delle imbarcazioni da pesca come degli addetti impegnati nelle strutture a terra.
La Commissione Europea della Pesca ha il dovere di fornire risposte adeguate a chi opera nel settore, che rappresenta fonte di reddito ed occupazione (circa 20.000 addetti tra diretto ed indotto) indispensabile per la Sicilia martoriata dall’assenza di grandi industrie, garantendo produzione e occupazione, la pesca soffre il difforme quadro normativo rispetto della applicazione delle norme da parte di chi importa prodotto privo di elementi conoscitivi.
Puntare sulla competitività della pesca siciliana e meridionale è necessario ed imprescindibile, ma non è sui prezzi che si gioca la partita né sulla intrinseca qualità della specie ittica, semmai sulla cosiddetta “qualità di processo”.
La tracciabilità dei prodotti dal momento della cattura al consumo finale, la possibilità cioè per il consumatore di riconoscere in trasparenza l’intero percorso di filiera è determinante per porre a riparo il sistema dalle ingerenze esterne di una globalizzazione senza regole.

Salutando con immenso piacere la nomina del nuovo Commissario europeo alla pesca, non possiamo che sperare nella importanza che Ella saprà dare alle nostre richieste certi che comprenderà che da questo dipenderà la vita di molte Imprese di Pesca Siciliane e di conseguenza della conservazione dei posti di lavoro.
Fino a quando non saranno resi attuati i PGL in Sicilia che modernizzeranno la gestione degli specchi acquei nel rispetto dell’ecosostenibilità e dell’ambiente marino, si chiede la deroga all’applicazione del regolamento sui controlli per la pesca artigianale.
Con cordialità,

Rappresentante Pesca Artigianale
Consiglio Regionale Pesca
Sig. Francesco Salmeri

Rappresenta Ugl Pesca Sicilia
Consiglio Regionale Pesca
Rag. Antonino Accetta

Dott. Angelo Mancuso
Presidente Federcoopesca Sicilia

Dott. Giuseppe Messina
Segretario Regionale
Federazione Agroalimentare
UGL SICILIA

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